La mia mattinata referendaria

  • 7.40 mi alzo, senza sveglia
  • 7.45 faccio colazione, con il primo figlio che intanto si è alzato
  • 8.03 inforco la bici e mi dirigo al seggio
  • 8.05 arrivato alla scuola, la guardia forestale appena mi vede si offre di guardarmi la bici. Io ringrazio, ma di solito lascio la bici fuori qualsiasi posto, senza patemi (sarà che ormai le bici non le rubano più come ai tempi)
  • 8.08 finalmente voto. Il mio seggio, come la volta passata, non è pronto alle 8. La signora dietro di me è fermamente convinta che questo sia un segno di tutte le cose che non vanno in Italia. Io le spiego gentilmente che secondo me dipende tutto da quanto il presidente di seggio sia organizzato, forte della mia passata esperienza di scrutatore negli anni ’90
  • 8.10 sono a casa. Ho svolto il mio diritto/dovere di cittadino votante. Non so a voi, ma a me questo suscita sempre una certa emozione

Italia

Non sono mai stato un grande fan dei nazionalismi, essenzialmente perché mi sembra che puntino più a dividere quelli delle altre nazioni che a unire quelli di una stessa nazione. Aggiungiamoci pure che l’Italia, ormai da troppi anni, è nella brutta situazione che tutti conosciamo. Aggiungiamoci pure che ci sono notizie molto tristi da altre parti del mondo e che quindi ci sarebbe poco da festeggiare.
Ma. Ma oggi mi viene voglia di festeggiare lo stesso. Forse perché spero che ci sia ancora un modo per unirci. Forse perché spero che ci sia ancora una speranza per questa Italia, nonostante tutto. Forse perché l’entusiasmo innocente dei bambini mi contagia. Forse perché, come giustamente mi ha fatto notare un amico, sarebbe ora di festeggiare l’Italia non solo in occasioni sportive o militari.

sfogo scatologico

In questi giorni mi sento come uno a cui scappava uno stronzo gigante da anni ed è finalmente riuscito a cacarlo. Ma uno di quelli così grossi che, anche tirando l’acqua due volte, non vogliono saperne di essere scaricati.