la caduta di un mito

L’altro ieri stavo guardando una delle poche partite di pallacanestro visibili su reti normali (non satellitari, per intenderci), gli europei. Bell partita e un Alex Righetti in gran forma, ma quello di cui volevo parlare era altro. In una delle numerose interruzioni pubblicitarie, c’è lo spot del Kinder. Poco male, penso io, è il main sponsor della nazionale. Solita tiritera, un colpo al cerchio ed uno alla botte: mamma guarda c’è tanto latte, bimbo guarda c’è (ahimè, poco) cacao. Poi, alla fine, lo shock. Stacco sulla confezione. Il bambino in primo piano sulla confezione. Non è lui. Non è più lui. Ma come? Quello che era ormai un mito, di cui si narravano epiche leggende, che non fosse mai invecchiato, o al contrario che fosse ormai così vecchio che suo figlio poteva stare al posto suo. Niente. Non c’è più. Al suo posto un bimbo moderno, col gel nei capelli.
Dovrò parlare di questo alla mia amica che lavora in pubblicità.

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5 thoughts on “la caduta di un mito

  1. dall’assenza del pupetto in bianco e nero sugli omogeneizzati Gerber.
    Comunque credo sia cambiato da un eone circa, il pupattolo Kinder, eh? A un certo punto c’era pure uno più grandicello, e a un certo punto, nessuno.
    Hanno pure cambiato i cucchiaioni che versavano latte e cioccolato.
    Se mi capita di sentirlo in questi giorni, il sig. Kinder, ce lo chiedo.
    E già che ci sono gli chiedo anche chi gli scrive i dialoghi delle pubblicità (agghiaccianti, ma credo le facciano in Germania)

  2. è stato un trauma per me…ero alla cassa a pagare un latte caldo quando vedo che nn il bimbo nn è + lui.

    E’ stato traumatico…

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