Una volta c’era una rivista di nome Wired Italia, incentrata sulla tecnologia e l’innovazione. Purtroppo ha chiusto, forse più per motivi editoriali che altro, e a me un po’ è dispiaciuto. Nel suo ultimo numero, datato Luglio/Agosto 2015, ha pubblicato un articolo dal titolo “100 serie TV che non ti faranno più uscire di casa”. Alla sezione “Drama”, un angolo ha attirato la mia attenzione (lo riporto in foto). Parla di Sons of Anarchy, serie che veniva paragonata nientepopodimeno che a Breaking Bad, anche se poi stranamente riceveva 3 pallini su 5 (contro i 5 su 5 di BB).
Insomma, quando ho letto l’articolo sono stato tentato di guardare questa serie, ma poi ha vinto la pigrizia, perché la fonte principale di puntate fino a poco tempo fa erano i torrent (tranne rari casi di serie passate da amici o parenti).
Poi è arrivata la rivoluzione. In realtà è stata una di quelle rivoluzioni che arrivano sempre un po’ tardi e che semplicemente ti fanno sentire in un posto quasi normale (cioè come il resto del mondo). Un po’ come quando l’azienda locale dei trasporti ha implementato il biglietto elettronico (con accesso NFC alla metropolitana). Sto parlando di Netflix, la celebre Tv on demand. Ora sto felicemente guardando Sons of Anarchy, usando il telefonino e la Chromecast (che finora era servita solo per guardare uno streaming da Google, purtroppo al momento ancora troppo caro e soprattutto senza abbonamento). Già che ci siamo, guardo anche Prison break, un’altra serie nuova solo per me. Ogni tanto ci scappa anche un film, il catalogo non è vastissimo ma comunque abbastanza fornito.
Non saprei dire se effettivamente Sons of Anarchy sia paragonabile a Breaking Bad, ma di sicuro è una gran bella serie.