Lo scorso weekend abbiamo ospitato un ragazzo iraniano. Avevo deciso che ormai era passato troppo tempo dall’ultima esperienza, quasi tre anni (nell’autunno 2009 avevamo ospitato un ragazzo indiano) e che dovevo vincere la mia pigrizia. Ero un po’ titubante, pensando alla possibile lontananza culturale e, non mi vergogno ad ammetterlo, a quell’aura di diffidenza che si sente ogni volta parlando di Iran. Ovviamente, mi sbagliavo. Completamente. Behrooz si è rivelato un tipo simpaticissimo, molto alla mano e probabilmente più vicino a me di quanto non possano essere molti miei connazionali. Ancora una volta, couchsurfing si è rivelato un modo per sconfessare gli stereotipi che ci creiamo nella mente riguardo a persone di altri paesi, innescando un meccanismo di generalizzazione, forse inconscio.
La cosa che poi mi riempie sempre di gioia è vedere come i bimbi si relazionino spontaneamente con persone che non hanno mai visto e con cui ci sono inevitabili limiti di comunicazione: non solo hanno giocato con lui, che si è mostrato ben felice, ma hanno anche chiesto di lui il giorno dopo, quando se ne era andato.
E poi, ancora una volta, sono stato felice di andare un po’ in giro per la mia città, anche in qualche posto dove non ero mai stato.