L’istituto

La mia libreria personale si presenta poco variegata. Potrei definirmi un lettore abitudinario, ho alcuni autori che mi piacciono e non mi discosto molto da quelli. Di alcuni, purtroppo deceduti, ho letto l’intera bibliografia: sono Douglas Adams e isaac Asimov (di cui ora mi accorgo di non aver nemmeno un libro, temo di averli letti tutti in prestito, ma ne sono sicuro perché ho la mia fidata lista su Anobii). Poi ho vari tomi di Deaver, Cussler e Dan Brown, e infine la parte più corposa, dedicata a Ken Follett e John Grisham, i miei preferiti.

A volte comunque mi capita di avventurarmi in terre inesplorate ed è ciò che mi è successo con l’ultimo libro letto, finito alcuni giorni fa, che ho visto al supermercato mentre ero in fila: L’istituto di Stephen King. Ero cosciente di trovarmi di fronte a un autore importante, col “rischio” poi di trovarmi a dover recuperare parecchio nel caso mi fossi appassionato. Devo dire che in effetti ciò si è in parte avverato, perché il romanzo non mi è dispiaciuto affatto. Ha un inizio un po’ lento e che a un certo punto pare totalmente slegato dalla storia principale, così tanto che mi è venuto il sospetto che possa essere un trucchetto tipico dell’autore. Poi fila via velocissimo, così veloce che il finale forse lascia un po’ qualcosa. Ma ho aggiunto subito un paio di altri titoli alla mia wishlist.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.