Alcuni giorni fa sono andato a donare il sangue.
Ma facciamo un piccolo passo indietro e andiamo al 1993. Un compagno di liceo purtroppo non stava bene, per cui io e altri fummo invitati a donare. Ho memoria di un’esperienza dolorosa, dalla quale non vedevo l’ora di allontanarmi. Dunque il gesto non fu spontaneo e anzi io lo feci con grande riluttanza, animato solo dalla speranza di aiutare il compagno (che poi purtroppo non ce l’ha fatta). Il ricordo che mi è rimasto insomma era tutt’altro che positivo e mi ha portato per lunghissimo tempo a essere tutt’altro che incline a una seconda opportunità.
Fast forward. In palestra, un socio che lavora come infermiere riferisce di un’imminente iniziativa, invitando gli astanti (tra cui me) a partecipare. Io non prometto niente, ma una pulce si insinua nel mio orecchio. Quello che mi sono detto, successivamente, è stato: “perché non provare a vincere questa paura e vedere se dopo tutti questi anni qualcosa non sia cambiato?”
Decisione presa, il giorno stabilito mi alzo presto, bevo solo un caffè e mi presento al luogo indicato, abbastanza convinto e fiducioso. Come avevo intuito, l’esperienza è stata completamente diversa, al punto che posso considerare questa la mia prima vera donazione di sangue. Chissà che non diventi una (buona) abitudine.